DOVE HA ORIGINE IL SENSO DI COLPA

Io sono sbagliato, perciò..

Il senso di colpa è sempre legato a una serie di sequenze di idee, di pensieri ed impressioni profonde che si possono ricondurre a specifiche sequenze di sensazioni. Daniel Lumera lo spiega molto bene nel suo intervento.

Una di queste può essere sentire che “qualcosa in me non va bene”.

Una percezione profonda legata a un antico innesco traumatico e che resta  collegato e viene richiamato in situazioni in cui quella ferita è calpestata. E ti senti in colpa perché “sei tu che non vai bene, è colpa tua!”

Ma non sono le persone o ciò che accade a farti sentire in colpa: è quel seme ad attivare quella dinamica.

Quella parte di te che si sente profondamente sbagliata, che sente che le manca qualcosa.

Questo è un primo “innesco”  al senso di colpa e non è l’unico.

Mi merito felicità?

C’è un altro “attivatore” che è relativo alla felicità, e riguarda chi pensa che il senso della vita sia legato alla espiazione , che questa è una valle di lacrime, in cui automaticamente viene assegnato il “peccato originale”.

E il pensiero corre sul fatto che se siamo qui è perché qualcosa la abbiamo sbagliata. In questo modo non sarà possibile sentire, percepire la felicità, non andare verso la felicità in quanto la felicità è un abuso, non meritiamo di sentirci felici, siamo qui per espiare.

E non è permesso godere dei propri successi.

Questo pensiero si sviluppa quando tutto quanto ti va bene ma boicotti l’idea, la percezione che meriti tutto questo, che puoi  rilassarti. Che puoi fermarti un attimo.

Per cui devi fare,  non smetti mai di lavorare, perché stai espiando e auto-punendo perché non puoi goderti nulla.

Se poi godi e sei felice, il pensiero sotterraneo sarà..

“la sfortuna è dietro l’angolo- se mi godo questo, succederà qualcosa a bilanciare il piacere perché “so” che non merito questa tutto ciò.”

Io cerco la perfezione

Tra i tanti inneschi del senso di colpa, ve ne è uno molto seducente: la ricerca della perfezione.

L’idea e la pretesa di dover/voler esser perfetti, spesso implica che quando gli altri NON sono perfetti secondo i nostri standard di perfezione, li facciamo sentire profondamente sbagliati e in colpa (perché non sono perfetti!).

Ma la perfezione per poter esistere ha bisogno dell’imperfetto: solo così può affermarsi in modo tangibile. Esiste quando può essere confrontata con il suo contrario. Come il vero che ha bisogno della menzogna per potersi affermare.

E’ un concetto pericoloso, su cui si sono sviluppate idee di razza perfetta, o di necessità nell’essere sempre più performanti, sempre più perfetti .

Ed è un concetto puramente mentale, impossibile da raggiungere in quanto sempre… perfettibile… e che nella pratica richiede molta fatica.

In realtà nella perfezione esiste anche l’errore, l’imperfezione fa parte della perfezione, in quanto processo più che semplicemente uno stato finale.

Nell’imperfezione in cui cerchi perfezione, scopri, trovi che quella crisi è parte di un disegno più ampio e tutto sta andando verso un benessere, una validazione in itinere  anche se non riesci a vederla nella sua interezza.

Queste sono alcune riflessioni, considerando che la visione panoramica sull’origine del senso di colpa è vastissima.

Parte comunque da una percezione distorta, un’idea: il sentirti profondamente sbagliato e con l’impressione che ti manchi qualcosa, la lettura che dai alla felicità in una valle di lacrime, etc…

Le dinamiche che innescano il senso di colpa sono tante, ma se comprendi la tua, come arriva e perché, sarai libero di scegliere se continuare a autorizzare quei pensieri o semplicemente cambiarli.

LIBERI DI ESSERE

La risposta però cambia se iniziamo a riconoscere quello che per noi ha valore. E’ un processo privato, anche solitario, e si può fare indipendentemente dal  contesto in cui siamo immersi.

Se l’obiettivo diventa perseguire ciò che ha valore per noi stessi,  non è più un “voglio” vago e generalizzato. E se capiamo quello che vogliamo possiamo scegliere man mano e sempre meglio come avvicinarlo.

Abbiamo una direzione personale chiara in cui siamo liberi di.. essere.

CAMBIO DI PARADIGMA: COME PERCEPIRE DI ESSERE LIBERI IN AUTONOMIA

Un cambio di paradigma perciò prevede innanzitutto la scoperta della direzione da dare alla nostra vita, cosa davvero vogliamo e riconoscere che solo noi ne abbiamo la chiave. Di fatto una presa in carico di noi stessi.

Non è semplice, il nuovo percorso è tutto da scoprire e non si sa bene dove porti. La sola cosa che sappiamo è che va bene per noi. Ci vuole coraggio.  ne parliamo un’altra volta.

Vero è che ci saranno aggiustamenti, magari intoppi temporanei, addirittura necessari compromessi con l’ambiente in cui viviamo, le relazioni che abbiamo.

Ma la scelta dipende da noi. E se ci rappresenta ci sentiremo sempre più liberi.

UN ALTRO TIPO DI LIBERTA’ PERSONALE

Entrando un po’ più nel dettaglio, fare le scelte giuste per noi stessi dipende da quanto ci conosciamo.

Il passo successivo è diventare indipendenti da narrative interne, schemi e credenze personali e di famiglia, strategie di sopravvivenza che hanno avuto origine quando la nostra dipendenza dal mondo esterno era totale.

Quando eravamo piccoli e bisognosi di attenzione, di riconoscimento e aiuto e queste strategie erano davvero necessarie alla nostra sopravvivenza.

I VINCOLI, I LIMITI E LE BARRIERE LI SCEGLIAMO NOI

Oggi siamo adulti. Mi rivolgo agli adulti. Sono adulta anche io.

E la nostra via per la libertà passa dalla consapevolezza di quanti schemi, catene, zaini pesanti portiamo sulle spalle e che pensiamo imprescindibili, indiscutibili. Per comprendere finalmente  (dopo la puntuale “crisi di identità”) che siamo liberi di lasciarli andare, poggiarli in un luogo sicuro e continuare il viaggio più leggeri.

Per essere liberi di essere chi siamo, scoprire cosa vogliamo, e solo dopo cosa e come  fare…

L’energia che questo riconoscimento offre è impareggiabile, pulita.

Perché finalmente avremo cambiato lo schema, la trappola, lasciato il vecchio paradigma e potremo andare verso ciò che è giusto per noi.

Ed indipendentemente dal contesto ci muoveremo con chiarezza e naturalezza.

E ci sentiremo liberi.

Questa per me è libertà.