Enneagramma:

“la mappa non è il territorio che descrive”

L’ Enneagramma è una dottrina dei tipi psicologici molto antica. Ha in comune con molte altre tipologie l’apparente schematicità riduttiva del comportamento umano a un numero limitato di tipi di carattere. L’Enneagramma, strumento antico, ne descrive nove.

Il nome stesso dell’Enneagramma evoca argomenti esoterici e un po’ misteriosi. In effetti è in questo ambito che esso nasce, benché non si possa dire con certezza quali siano le sue origini.

Si dice sia nato a Babilonia venticinque secoli or sono. Alcuni dicono che fosse conosciuto dagli antichi Zoroastriani, forse anche dai Pitagorici. Ennéa, in greco, significa “nove” e “gramma” punto.

L’Enneagramma è infatti rappresentato da una stella a nove punte, ciascuna delle quali rappresenta un tipo psicologico.

Un argomento largamente condiviso è sicuramente il concetto per cui per avere successo in un qualsiasi aspetto della vita è fondamentale sviluppare un certo grado di autoconsapevolezza.

Nella vita privata come sul lavoro, percorrere una via di “conoscenza di se stesso” supporta tutto il nostro lavoro: facilmente non cogliamo i punti ciechi del nostro comportamento e dei pensieri che minano i nostri sforzi per avere successo.

Una maggiore autoconsapevolezza insieme ad un affinamento dell’intuizione dei comportamenti degli altri è un passo cruciale nel processo di relazione, ma serve a ben poco se non è di supporto a un cambiamento comportamentale e a un miglioramento della performance.

Uno strumento molto efficace per aumentare l’autoconsapevolezza è il modello degli stili di personalità chiamato Enneagramma.

Quando si presentano problemi che si possono ricondurre ad una cattiva organizzazione della propria vita o del lavoro singolo o di team, solitamente si inizia analizzando il processo organizzativo trovando in quale punto si collocano le criticità.

Possono esserci criticità legate alla logica intrinseca dell’organizzazione o alle diverse competenze e profili professionali dei responsabili, alle credenze dell’individuo o alle limitate risorse fisiche, economiche o spirituali cui il cliente pensa di poter attingere.

Focalizzarsi invece sulla conoscenza e scoperta dei propri meccanismi automatici, sulla ricerca di una migliore comprensione delle motivazioni personali che possono esser messi in campo, sulle emozioni individuali, aiuta in maniera considerevole la condivisione del significato, e permette di leggere le comunicazioni interpersonali nel loro complesso, tra l’ambiente e la persona, renderle se utile condivise e perciò efficaci.