Resiliente o antifragile?

Essere a proprio agio  “mentre” c’è caos attorno.

(Ho rivisto recentemente un mio articolo dell’anno scorso. Questi gli aggiornamenti.)

Stare nell’indefinito è una capacità da sviluppare.

Sostenere il silenzio, pure.

In quella pausa fra la domanda e la risposta sta la capacità di guardare attorno e trarre quella che spesso viene chiamata “ispirazione”.

Questa capacità porta a esser capaci di stare “nel caos, nell’incertezza”, è necessaria.

Qui da noi la chiamano “sangue freddo“, quella caratteristica che molti pensano sia una capacità legata al pensiero che controlla lo stato di allarme quando si percepisce essere “sotto attacco”.

Personalmente invece penso che questa capacità sia legata a uno stare a proprio agio nel corpo “mentre” si balla una danza sconosciuta.

In questo modo i pensieri poi possono esser lucidi, lontani da sollecitazioni reattive ed automatiche le quali spesso portano (e non sono dettate da) ansia e approssimazione nel comportamento.

Sostenere la tensione

Una visione un po’ Zen, forse, in cui “la padronanza di sé, la maturità e la saggezza sono definite dalla nostra capacità di mantenere la tensione tra gli opposti “. ~ Louis G. Herman.

Una capacità che porta a trasformare il bisogno di certezza in curiosità.

Perchè la certezza in fondo è una trappola, una illusione con cui cerchiamo di mettere a posto le cose che non sappiamo dove mettere.

Inaugurare una pratica di flessibilità e apertura mentale invece avvicina alla scoperta di cose nuove: magari non “risolve” completamente la domanda, ma porta in un mondo di possibilità. Che accompagna a scelte “possibili”.

Percezione di possibilità

La fantasia del mondo sovrasta la nostra, le esperienze accessibili, quando si apre la finestra della “possibilità”, si moltiplicano.

Restare in movimento senza fretta, in modo fluido e armonioso con il contesto (che se non abbiamo fretta cogliamo più nel dettaglio) consente di sviluppare nuove azioni, trasformare a poco a poco la realtà in cui ci muoviamo.

Per stare in questo movimento la bussola più efficace con cui leggere dove è il posto più adatto a noi è il nostro corpo. Ma bisogna aver la pazienza di riconoscere noi per primi i suoi messaggi (del nostro corpo).

E non vi siamo abituati. La mente, le idee preconcette su noi stessi, gli altri e il contesto la fanno facilmente da padrona.

E’ un esercizio di equilibrio, che permette di seguire il flusso nei suoi alti e bassi, senza pretendere di CAPIRE PRIMA   QUELLO CHE SUCCEDE, ma godere degli alti e imparare dai “bassi”. Per continuare la trasformazione che è la vita.

Per far questo, per tesorizzare ogni sollecitazione che riceviamo, abbiamo bisogno di struttura, nel corpo e nel carattere.

Adattamento e trasformazione

In questo modo l’ansia non ha spazio. Perché, addirittura PRIMA che si sviluppi, viene trasformata in energia legata a curiosità e azione armoniosa.

Gli artisti lo sanno: infatti la preoccupazione, il dolore, i traumi sono spesso forieri di poesie, musica e dipinti. Intuizioni filosofiche, letture trasversali di eventi altrimenti poco considerati.

Anche la capacità di dissacrare, smontare con cinismo o con humor nero è un veicolo di chiarezza. Imparare a ridere delle cose, senza naturalmente irriderle, e portando rispetto per le implicazioni, con modo serio ma non serioso, con sincerità, apre orizzonti di respiro e lucidità altrimenti inaccessibili. Inaccessibili se restiamo irretiti in pensieri autolesionisti.

In questo modo è possibile passare da una elasticità “fisica” a una elasticità, plasmabilità mentale e emotiva: si diventa antifragili.

Antifragile: crescere e prosperare nel disordine e nel caos.

Ridere, perciò. Tanto se non cambia nulla, almeno abbiamo un respiro profondo e un viso rilassato, nel frattempo.  Essere interi e sani, anche quando il gioco si fa difficile e solo i duri (dice il proverbio) possono giocare.

Diventare sempre più sani è il modo per muoversi tra le cose di tutti i giorni, e per far ciò la sola cosa è farsi carico di quello che c’è. Perchè se non lo facciamo, siamo ben consapevoli che anche una non-azione  diventa un’azione.

La sola differenza è che non c’è scelta e non diamo alla direzione la spinta “giusta”. Almeno proviamoci.

Coraggio, sorriso, struttura, chiarezza

La ricetta è semplice: coraggio, sorriso, una struttura forte e chiarezza. Tutto nel rispetto di quanto NON è nella nostra area di intervento.

La difficoltà iniziale è uscire dalla comodità della poltrona che abbiamo scelto e da cui osserviamo il mondo.

Ma una volta che si inizia, poi c’è tanto gusto!