La resilienza non mi piace

(Aggiornamento 2021 di un articolo che ho scritto mesi fa e nuova foto).

Qualche tempo fa ho letto un breve articolo che conforta quanto ho sempre pensato: la resilienza è un concetto che non mi piace.

Invece il movimento, l’aggiustamento e l’integrazione di quanto utile dagli stimoli che ricevo dall’ambiente si che mi piace.

Perché resilienza significa assorbire un urto e poi tornare allo stato iniziale. Noioso, no?

Come se gli “urti” che subiamo fossero tutti stimoli da cui non raccogliere valore, da cui non imparare nulla. Che il mandato sia”restare uguali a noi stessi”.

Se invece il desiderio è evolvere, crescere, trasformarsi in qualcosa di migliore (per noi stessi e per il contesto, naturalmente), allora a mio parere sono necessarie due cose: una struttura forte e elastica, robusta, e diventare antifragili.

Cioè, che non ci frantumiamo di fronte a quello che non va come vogliamo, ma che l’energia che si sviluppa nello “scontro” ci permette di riassemblarci in nuovi equilibri, spesso più adatti ed efficaci per il nuovo (o vecchio) contesto in cui ci troviamo.

L’energia non va mai sprecata.

Come farlo? (leggi qui) e poi parliamone.