MOTIVAZIONE SI O NO?

La motivazione non basta:  forza di volontà e rischio calcolato sono elementi necessari al cambiamento. Nel tempo.

 

Nonostante si usi dire che per ottenere cambiamenti nell’atteggiamento delle persone occorra “lavorare” sulle motivazioni e sul buon esempio, la ricerca sulle neuroscienze indica che ciò non basta.

Cambiare le abitudini è molto più difficile di quanto si pensi. Come impegnativo è cambiare atteggiamento “mentale” verso situazioni consolidate.

Perché la nostra mente ha paura del nuovo, è ostile alle novità in quanto la sua attività si basa per la gran parte di connessioni neuronali automatiche e che operano senza un controllo sistematico della correttezza di quanto  “percepiamo” con i nostri sensi minuto per minuto.

 

L’OBIETTIVO DELLA MENTE

Il suo obiettivo è chiarissimo, farci sopravvivere e sentire il minor dolore (fisico ed emotivo) possibile.

E questo intervento deve avvenire velocemente, attraverso l’automatismo che dicevamo poco fa, che spesso noi chiamiamo (e scambiamo con) “reazione naturale e spontanea“.

Per reagire velocemente, la mente riconosce il pericolo “ripassando” quanto conosciuto, sulla base del quale prevede  il futuro e sceglie le migliori azioni a disposizione nelle esperienze pregresse.

Per ottenere ciò il primo passo da fare è osteggiare i cambiamenti, opporre resistenza a ciò che è nuovo e sconosciuto.

In ogni caso, persino quando la realtà che viviamo non ci piace, fa male.

Perché? Facile. Sappiamo quello che ci aspetta e possiamo prepararci. Invece all’ignoto  non c’è rimedio preventivo, strategia di azione pronta per l’uso!

E, pur essendo la nostra mente plastica e elastica, con nuove sinapsi che si possono sviluppare finché campiamo, non rischia il cambiamento volentieri.

Certamente integra informazioni a supporto di quanto già registrato ma devono esser dati che non mettono in discussione le abitudini consolidate, che siano cognitive o emotive.

 

COSA E’ IL CAMBIAMENTO PER UNA PERFORMANCE MIGLIORE

Possiamo dire che cambiare succede DOPO uno scontro tra neuroni assolutamente “fisico” (che avviene letteralmente nella nostra testa).

Se vogliamo cambiare abitudini acquisite negli anni, e l’idea è provare genericamente cose “nuove”, la nostra mente si difende proponendo scenari apocalittici (di fatica e paura, di impossibilità) affinché impattino in modo molto efficace sulla nostra parte emotiva in modo da bloccarci nella nostra decisione, rallentare, boicottare il processo di trasformazione.

Una partita persa?

 

VALUTAZIONE DEL RISCHIO E AUTODETERMINAZIONE

In realtà noi umani abbiamo un sistema cerebrale in più, la neo corteccia efficace nel realizzare attività di valutazione del rischio (dubbio) e autocontrollo.

Due funzioni prettamente umane che ci permettono di contrastare le funzioni di protezione “estrema” di cui sopra.

 

LA DIFFERENZA CHE FA LA DIFFERENZA

Queste due funzioni del notro cervello rappresentano la  differenza  che fa la differenza, e che ci permette di aprire a nuove idee, autorizzarci a percepire nuove sensazioni.

E con il loro aiuto possiamo decidere di sostenere la tensione, la novità, fino al momento in cui raccogliamo abbastanza dati per scegliere se procedere o fermarci o tornare dove eravamo.

 

SOSTENERE LA TENSIONE

Per utilizzare queste risorse però è necessario un atto di volontà, in quanto il conflitto con la reazione difensiva automatica è davvero forte.

E ci vuole tempo, per radicare comportamenti che devono andare a sostituirne altri se va bene trentennali!

Questione di nutrimento alle sinapsi, di mielina, di contatti “elettrici” tra differenti “informazioni” rispetto a quelle registrate nel passato, per far diventare altrettanto “automatico” un comportamento alternativo e più efficace per il contesto del momento. Migliori performances. E benessere.