L’IDEA DEL TEMPO è PERSONALE

Mindset e i presupposti di base che la limitano.

L’idea del tempo è un affare personale.

C’è chi ha la percezione di averne sempre a disposizione, chi lo vive come un continuo scadenziario che è insieme monito e rassicurazione. Influenzando così l’approccio alle attività che si vanno a svolgere. E chi no.

In generale possiamo definire due tipi di percezione del tempo:

Il primo è la misura chiamata Chronos, definito e preciso, misurabile. Quello che ci fa immaginare di poter calcolare il costo in energia/denaro/impegno di una qualsiasi attività.

Il secondo è quello che viene scandito da ciò che avviene quando avviene.Le chiavi di volta sono prevedibili in modo approssimativo, e le successive azioni sono innescate dal cambiamento che si è prodotto in precedenza. E’ quello dell’approccio imprenditoriale. Quello della performance all’esame di maturità.

Sul primo si programmano le attività didattiche a scuola, l’orologio definisce ciò che viene “pagato” a dipendenti e impiegati. Un “tanto” all’ora. Il prezzo è calcolato sulla presunta efficacia del lavoratore  in accordo alla pnecessità. In realtà ha un aspetto rassicurante che non prevede valutazioni di qualità se non in casi di difetto significativo rispetto alle aspettative concordate.

Il problema si pone quando utilizzando una metrica – il tempo dell’orologio – per programmare un’attività (che sia studio o lavoro o divertimento..) la valutazione finale viene fatto mediante un’altra unità di misura – il tempo della narrazione – sulla  qualità, la validità dell’operato. Che si riferisce invece a una metrica di “cambiamento”.

SCEGLIERE LA METRICA GIUSTA

In realtà più il compito è importante, più sarà necessaria la misura rispetto alla qualità, a scapito del conteggio chiaro e rigido delle ore/giornate utilizzate.

In questa empasse si trovano spesso gli studenti universitari, i manager, gli imprenditori, i liberi professionisti, abituati fino a poco prima a rassicuranti forme di protezione rispetto alla asciutta misura della loro performance.

La metrica con cui viene misurata la loro performance si sposta sul tempo narrativo, sulla cadenza delle trasformazioni che indicano il passaggio alla fase seguente del progetto (studi o lavoro che sia). Perchè l’apprendimento non è lineare, e nel lavoro possono esserci tempi di stasi, attesa e tempi di urgenza assoluta.

Comprendere che la percezione del tempo è quello che fa arenare una crescita professionale o il successo in una carriera scolastica è molto importante.

L’APRENDIMENTO NON E’ LINEARE

Spesso lo sviluppo di una trasformazione viene previsto in termini di ore minuti, giorni, e il cambiamento di prospettiva, necessario per un allineamento con “ciò che succede”, è percepito come una ristrutturazione faticosa e non così ben controllabile dell’attività.

Restando ciechi rispetto al fatto che di fatto, in quell’altro modo (“narrativo”), tempo e risultati migliorano.

COME FARE?

Ascoltati quando dici..

“ci vuole troppo tempo per farlo così..!”

“..E io non finisco più”

“Non ho tutto quel tempo per XXX  (farlo in quel modo, implementare questo processo)”

e chiediti se davvero ne sei certo o è solo un modo per esser rassicurato rispetto allo svolgere servizio “a cottimo” che, detta così, non piace a nessuno!

E tu, quale idea fondamentale ritieni importante modificare?

P.S. ci vuole tempo, per radicare idee che devono andare a sostituirne altre se va bene trentennali!

Questione di nutrimento alle sinapsi, di mielina, di contatti “elettrici” tra differenti “informazioni” rispetto a quelle registrate nel passato, per far diventare altrettanto “automatico” un comportamento alternativo e più efficace per il contesto del momento. Migliori performances. E benessere.