Felicità: come la evitiamo,

Mindset e i presupposti di base che la limitano.

Felicità… spesso pensi che la felicità e il successo dipendano dalle situazioni esterne; ma in realtà è il nostro mind-setting ad essere la chiave di tutto.

In conclusione, è importante l’atteggiamento mentale e non il momento che stiamo attraversando.

La letteratura motivazionale offre infiniti elenchi di pensieri utili.

Ma andare alla Radice di tutto significa considerare i presupposti fondamentali che ci limitano.

Questi alcuni pensieri tra i tanti che influenzano direttamente il modo di agire:

 

“C’è un (solo) modo giusto di pensare, c’è un (solo) modo giusto di agire”.

Questa idea è proprio quella che più limita la nostra capacità di adattamento. Questa è una delle proprietà del nostro cervello  fondamentale per la tua sopravvivenza ma che viene utilizzato in modo automatico anche quando non è in gioco la tua vita.

In parole semplici, quanto sei “mentalmente” adattabile, o plastico?

Spesso crediamo che  ci siano  idee e azioni “oggettivamente giuste”, con cui siamo certi di essere coerenti e obiettivi rispetto alla realtà che percepiamo.

Siamo i più informati, più razionali, logici, conosciamo fatti, statistiche, o abbiamo perfino conferme dalla scienza…

 

“Non è che lo penso io, è un fatto obiettivo!

Non è forse questa la convinzione sotterranea in quasi tutte le discussioni cui partecipi, anche senza volerlo? (Dimenticando che hai semplicemente scelto una versione dei fatti differente dal tuo interlocutore, convinto altrettanto a fondo della propria posizione).

Il bisogno di avere ragione è comprensibile, ma spesso l’approccio logico-razionale ci fa dimenticare che l’obiettività è spesso un’illusione (molto persistente..), e ci rende pesanti, lenti, inefficaci, dispersivi.

Ci rende soddisfatti, ma non dà la felicità, né a noi né all’altro.

Anziché concentrarci sulla cosa “giusta”, potremmo, cercare qual è il “pensiero (tra i nostri pensieri e sempre naturalmente naturalmente etico e attuabile)  per noi più utile da “pensare” o la cosa più utile da fare in quel momento.

Questo in ogni specifica situazione,  nello  specifico contesto, per conseguire un determinato obiettivo, e valutate le condizioni ambientali.

E’ indispensabile ricordare sempre, che il miglior risultato rende felici e vincenti tutti, non solo noi stessi.

 Per cui, chiediti:

c’è un modo più utile per me e per l’altro di pensare e agire, tenendo l’attenzione sull’obiettivo, il contesto, le condizioni al contorno?”.

“Troverò la felicità se/quando realizzerò i miei desideri”

 Questa modalità di pensiero è diffusissimo, spesso solo a livello inconscio; ma ci autorizza a spostare il momento di soddisfazione a un non meglio definito “dopo”.  E nel frattempo?

Nel frattempo costruisco il miglior terreno per l’insuccesso! E questo perché (da un punto di vista biochimico e fisiologico) la percezione di mancata soddisfazione, di allerta, fa produrre al nostro corpo ormoni utili alla fuga, non alla presenza lucida e costruttiva, per cui non sono funzionali alla serenità e a prestazioni ottimali.

E’ importante ricordare che il detto “ama ciò che fai, mentre fai ciò che ami” implica che: più ami ciò che sei ora, più ti predisponi verso ciò che desideri.

(se non ami ciò che fai,  parliamone: sono qui anche per questo).

Quindi, un pensiero più utile è:

“Sono presente qui ed ora: e questa è la condizione migliore per creare ciò che voglio”

Il benessere e la felicità in realtà sono uno stato energetico che ti fa entrare in uno stato mentale che non dipende da alcuna situazione o risultato esterno. 

 

“Sarò tranquillo quando tutto sarà a posto”

 Il “perfezionismo” rende più fragili di chi si muove nel mondo in modo più  leggero, forse un po’  “approssimativo”, perché crea l’esigenza che tutto sia in ordine, sotto controllo.

Un evento inatteso, o qualcosa che va storto getta così in uno stato di ansia e preoccupazione, o peggio nel panico.

La cosa da scoprire è che muoversi in modo più elastico genera buoni risultati comunque: il controllo e l’ordine sono solo alcune delle variabili con cui agire, ma non le prime.

 Oggi, momento  in cui regna l’incertezza e il caos, cercare pervicacemente la perfezione espone a vivere in un continuo e logorante stato di stress, non solo mentale.

I responsabili primi dello stress non sono gli eventi esterni  ma l’atteggiamento personale. Possiamo sempre scegliere le nostre azioni.

Siamo noi che diamo potere agli eventi di condizionare il nostro stato emotivo.

Quindi, un pensiero più utile è:

“Io sono io,  e utilizzo al meglio sia il caos che l’ordine, in qualsiasi situazione”.

 

E tu, quali presupposti fondamentali ritieni importante modificare?

P.S. ci vuole tempo, per radicare comportamenti che devono andare a sostituirne altri se va bene trentennali!

Questione di nutrimento alle sinapsi, di mielina, di contatti “elettrici” tra differenti “informazioni” rispetto a quelle registrate nel passato, per far diventare altrettanto “automatico” un comportamento alternativo e più efficace per il contesto del momento. Migliori performances. E benessere.