IO COACH OGGI A MILANO
La misura della libertà
Da qualche giorno mi chiedo cosa farò per prima cosa quando questo STOP generale sarà terminato. Perché succederà, e sarà un momento strano.
E’ un pensiero un po’ alieno, per come sono io, coach, razionale, che “lavoro” su quello che c’è, di disponibile e attuabile, il più possibile in linea con la direzione che voglio avere nella mia vita. Certo, riconsidero le possibilità che si aprono, ogni tanto cambio idea. Mi misuro con le mie risorse e le mie pigrizie, con quei limiti che conosco e talvolta accetto, talvolta lascio andare. Come tutti.
Ma tra qualche settimana, alcune mie vecchie abitudini saranno state sostituite da altre, oggi casalinghe ma non necessariamente in futuro, e potranno esser portate all’aperto.
E gli aspetti privati, personali chissà se e come si trasformeranno, se verranno poi mantenuti.
Avrò scoperto che alcune cose che reputavo necessarie saranno superflue, altre invece saranno molto più chiare e nette nella loro rilevanza per me. Avrò provato ritmi quotidiani differenti.
(Il cambiamento, ovvero la crescita personale)
Sarò “diversa”? Non credo, chissà se purtroppo o per fortuna.
Io credo che la mia “natura” sarà quella che è sempre stata, semplicemente con quella oggi affronto un periodo strano, di limitazione di libertà.
Devo confessare che in realtà questa limitazione la percepisco solo su due aspetti, sul movimento, e sulle relazioni, che sia nel coaching che nella vita privata preferisco chiaramente dal vivo. Non poco, certo, ma fortunatamente siamo nel 2020 e se pur on-line, posso coltivare le relazioni comunque, e tanti fisioterapisti mi offrono lezioni in rete.
Non tocca, almeno per ora, quella che a me è tanto cara, la libertà di pensare, scambiare opinioni, leggere e, importantissimo per me, mangiare.
La misura della libertà
Forse quello che questa esperienza mi farà meglio comprendere è la “misura” di quello che va bene per me, e naturalmente quello che non va bene.
Per ora ho scoperto che:
a casa mia ci sto bene (lo sapevo già, ma ora sono molto più consapevole della fortuna che ho). E ci sto bene perché sto bene con le persone con cui vivo, quello che mangio va bene, il contratto con fastweb va bene, la caldaia funziona bene;
il lavoro di coaching è quello giusto per me, lo faccio e funziona, andrà implementato, ma va bene già così come è ora;
le letture, i film, i video che ho a disposizione vanno bene, anche se questo tempo forse non si è dilatato abbastanza per metterci tutte quelle che vorrei;
la mia salute va bene.
E allora ubbidisco
L’attuale cura che ho, oggi più che mai, è sul portare la mia attenzione su quanto dipende da me.
Il resto lo lascio con rispetto a chi se ne deve o può occupare. In fondo..ubbidisco, punto.
E chi mi conosce sa che per me non è facile. Ma si fa.
La ricetta che uso poi è molto semplice e riguarda il famoso q.b.
Tutte le cose possibili vanno bene, quanto basta.
Essere capace di sorridere e mangiare q.b., comunicare q.b., leggere q.b., informarmi e studiare, etc etc..
Potrebbe esser meglio? Forse si. Ma oggi no. Va bene così, q.b. Questa per me è crescita personale.
E il mondo attorno a me?
Sono ben consapevole che non è per tutti così. Le persone con cui lavoro devono affrontare le più differenti realtà, da relazioni che non funzionavano già ieri l’altro, a temi professionali che sono entrati in stallo, o che comunque necessitano di un nuovo sguardo e riorganizzazione. Alcune sono bloccate da insoddisfazioni a insicurezze generali , stress per scelte che non sanno o vogliono fare.
Proprio per questo il mio personale contributo oggi può essere fare sempre meglio quello che so fare, con il coaching.